Una collezione privata sulla
pittura di Alessandro Ghidini
La mostra espone una collezione interamente dedicata alla pittura di Alessandro Ghidini e, a partire da questa, racconta di intrecci, nodi, incontri ed energie.
Intrecci nasce dalla volontà di un appassionato collezionista di presentare per la prima volta la sua collezione al pubblico, ripresentando la pittura di Alessandro Ghidini alla città di Bergamo.
È nella raccolta delle opere, quindi, che si ritrova l'intreccio tra l'artista e il collezionista, in un rapporto nato per caso e coltivato per anni.
L'intreccio è nel gesto segnico del pittore che, arrotolandosi su se stesso, crea nodi e strutture aggrovigliate che però mantengono una grammatica leggibile, concisa, talvolta grafica. Così, in un mescolarsi di figure, segni annodati e parole, sulle tele di Ghidini l'intreccio, accade.
Nell'intreccio tra artista e collezionista si inserisce, poi, l'incontro tra Quarto Bivio Lab e il neonato collettivo Semoventi Lab, dove, nella sinergica azione di giovani operatori culturali, si innesta l'occasione per creare una rete di nuovi professionisti desiderosi di sperimentare e confrontarsi con il pubblico di Bergamo.
INTRECCI
La collezione
La collezione nasce a partire dal 2006 attorno allo storico Borgo Santa Caterina, cornice dentro la quale il rapporto tra il collezionista e l’artista diviene amichevole e abituale, resistendo al tempo e conducendo fino al 2023, con nuove e recentissime acquisizioni.
Le opere che costituiscono la raccolta sono perlopiù pitture dipinte dagli anni Sessanta fino ad oggi, di cui l’esposizione presenta una selezione; è dunque possibile osservare l’evoluzione della produzione pittorica dell’artista, con i suoi sviluppi e le sue permanenze.
A dare completezza alla collezione non mancano disegni, bozzetti e oggetti personali.
È inoltre presente parte del ciclo di litografie appartenenti al progetto “Litoarte” nato negli anni Settanta per iniziativa dei Fratelli Monti.
Protagonista assoluto della collezione esposta è il segno, carattere distintivo dell’espressività del pittore: decorativo ed incisivo descrive la sua potenzialità espressiva come forma di comunicazione consequenziale. Il segno si mostra, dunque, come realtà essenziale ed evocativa, dove intrecci e grovigli talvolta campeggiano da soli come assoluti protagonisti sulle tele, talvolta si annodano attorno a figure stilizzate e altre si rapportano con parole e frammentati testuali, anch’essi considerabili puro linguaggio visivo.
Gli interventi teatrali
Intrecci è un’occasione di incontro, uno spazio dove forme d’arte diverse hanno scelto di interfacciarsi e mostrarsi.
I due collettivi, Quarto Bivio Lab e Semoventi Lab hanno scelto che Intrecci dovesse essere un’occasione per dare vita a qualcosa di nuovo, mettendo in relazione la collezione esposta con il teatro, in un connubio di energie visive tra le tele di Ghidini e gli eventi performativi curati da Quarto Bivio Lab stesso e Meraki Teatro durante i due venerdì della mostra, 14 e 21 luglio.
Quarto Bivio Lab è un’associazione culturale nata a Milano nel 2022, ma in embrione da molto tempo, costituita da otto persone legate dal teatro e che al teatro ritornano sempre.
Si sono incontrati sul palco e hanno poi preso strade diverse, mescolandosi al mondo. Nel mondo hanno imparato anche a lavorare dietro le quinte del teatro, dell’organizzazione e produzione teatrale, dello storytelling e della comunicazione. Cresciuti, hanno scoperto che le strade diverse potevano condurre a un unico incrocio, lì dove nasce l’associazione Quarto Bivio Lab.
Un luogo/non luogo in cui incontrarsi e incrociarsi per creare insieme, cogliendo il meglio da ciascuna professione e dando vita a progetti artistici, culturali, teatrali, di formazione e coinvolgimento della comunità. Tra i loro obiettivi vi è anche quello di prendersi cura di progetti di altre realtà, provando attraverso l’arte a costruire scenari che abbiano un impatto sul mondo che li circonda, che piantino semi in grado di fiorire.
Meraki Teatro è una compagnia di attori nata nel 2022 a seguito di un’esperienza comune presso la scuola di Teatro Grock di Milano, che ha instillato nei ragazzi di Meraki la necessità di continuare a dedicarsi al teatro insieme,: da questo la scelta della parola greca meraki per definirsi. Per i Meraki infatti il teatro rappresenta il punto di partenza, lo stimolo iniziale, ma anche - e soprattutto - lo spazio a cui rivolgersi, in cui impegnare la propria essenza.
Con base tra Milano, Como e Bergamo, la compagnia si occupa di teatro contemporaneo con un’attenzione specifica verso il linguaggio visivo e comunicativo, spaziando tra canto, teatro di performance, lettura interpretata, poesia e narrativa.
Per Carolina, Jason, Marta, Massimo, Sara e Virginia, Meraki è lo spazio dove ognuno mette a disposizione le proprie particolarità e i propri talenti.
Il loro obiettivo è di portare il teatro altrove, fuori da loro stessi, contaminando spazi e menti.
Foglio di sala
Alessandro Ghidini, classe 1930, vive e lavora a Bergamo. Pittore riservato e riflessivo, si avvicina all’arte in modo spontaneo e autonomo attraverso un processo di continuo svelamento di sé. Acquisisce esperienza in campo grafico presso l'Istituto Italiano d'Arti Grafiche di Bergamo e l’Istituto Grafico del Manifesto di Milano; consegue il Diploma di Maestro d'arte presso l'Istituto d'arte "Adolfo Venturi” a Modena; ottiene poi l’abilitazione all'insegnamento presso l'Accademia di Brera a Milano. Insegna a Bergamo presso il Liceo Artistico Statale e presso la Scuola d’Arte Andrea Fantoni.
La sala al piano terra si propone come spazio introduttivo e ibrido che esibisce alcune variazioni rispetto alla parte più consistente della collezione esposta. Sono qui esposte una pittura degli anni Cinquanta, La Cameriera, che accoglie lo sguardo del visitatore mostrando una fase precedente a quella più matura dell’artista e parte del ciclo di litografie appartenenti al progetto Litoarte nato a Bergamo negli anni Settanta per iniziativa dell’azienda Artigrafiche Monti di proprietà dei fratelli Aldo e Filippo.
Litoarte, infatti, è un progetto che ha visto protagonisti numerosi artisti in un confronto diretto con la stampa d’arte, nello specifico con la litografia. L’esperienza dal 1973 al 1978 fu inoltre sostenuta da uno spazio espositivo in Bergamo Alta. La serie di Ghidini è datata al 1974 ed è in grado di farci confrontare con plurimi ed eterogenei elementi del suo carattere artistico: il ciclo di litografie diviene per l’artista uno spazio per riproporre tematiche precedentemente indagate utilizzando una nuova tecnica, con specifici effetti e peculiarità. Ritroviamo l’uso di variazioni lineari, talvolta angolari e nette; altre volte dolci, ondulate e inserite in un’atmosfera tiepida; ritroviamo lo studio del personaggio, bidimensionale e diretto e rappresentazioni più vibranti che si allontano dal resto delle composizioni, assumendo un aspetto più libero e sperimentale.
Il secondo piano, ulteriormente suddiviso in due ambienti, ci immerge completamente nella pittura dell’artista, con tele che occupano un ampio arco di tempo; dagli anni Sessanta agli anni Duemila. Qui la collezione esprime al massimo il proprio carattere.
Dalla metà degli anni Sessanta, è infatti osservabile sulle tele di Ghidini l’accadere di mutamenti e il conseguente costituirsi dell’artista e del suo pensiero pittorico. Sulle tele di Ghidini si registra l’abbandono dell’impronta mimetico-figurativa in virtù di una propensione verso una pittura e una ricerca visiva costituita da un alternarsi, in un gioco continuo, di segno -decorativo-, superfici geometriche, strutture bidimensionali e campiture di colore.
Alessandro Ghidini sperimenta in questo modo una rinuncia e una liberazione da vincoli; lavora senza simboli e strutture pittoriche tradizionali e rifiuta l’ausilio di particolari realizzando composizioni bidimensionali con il solo supporto di colore e forma; così si compie l’intenzione di evocare e non rappresentare. L’abbandono del mimetismo e delle distrazioni naturalistiche sono scelte che rappresentano la totale dedizione nei confronti delle questioni interiori che il gesto pittorico e il segno intendono comunicare. Sulle tele, dunque, si cristallizza il pensiero di Ghidini attraverso un linguaggio decorativo; ciò che costituisce la nostra esistenza è dato in termini visuali: la conoscenza, il pensiero, la natura, l’ambiente culturale.
Colori e spazi grafici propongono composizioni molteplici, sequenze ripetute e contrapposte, emergono non oggetti definiti ma situazioni evocate e idee suggerite.
La collezione qui presentata, nata nel 2006 e fino ad oggi in continua evoluzione, è in grado di fornire e presentare le diverse caratteristiche del pittore e la ricorrenza di tematiche di ricerca e indagine. Quadri e grandi tele mostrano lo svilupparsi e l’avvilupparsi del segno sulla superficie. Le pitture sono composizioni cromatiche intense, in grado di sprigionare un’energia pervadente che racconta del rapporto individuale e ragionato del pittore con la realtà, interpretata sulle tele. Senza intenzioni narrative, le pitture parlano di interazioni, correlazioni e continui dubbi in un atteggiamento autoriflessivo, dove la pittura non è mezzo di comunicazione ma messaggio stesso, dove il segno decorativo non si cura del suo contenuto ma del suo presentarsi sulla tela, dove centrale è l’accadere ponderato del gesto. Così, le linee intrecciate non danno vita a grovigli nervosi ma a fili luminosi e variopinti che man mano prendono spazio sulle tele e tracciano percorsi; qui è dove l’intreccio accade.